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Libro degli Ospiti
Il Libro degli Ospiti è una sorta di diario on-line che ha lo scopo di raccogliere pensieri, dediche, o anche semplici saluti, che gli utenti di Oltris.it hanno voluto regalarci.
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Messaggi presenti: 679 - Pagina 5 di 136
Messaggio inviato il 27/12/2018 alle ore 13:41:26A tutti voi amici del Libro degli Ospiti di Oltris , ed a tutte le vostre famiglie, tantissimi auguri per un nuovo Anno 2019 prospero e migliore di tutti quelli passati
prosit !!!
Bon an
Bon Ano Novo
Felice anno nuovo, buon anno
Bonu annu nou
Felix sit annus novus
Bonne année
Happy new year
Feliz año nuevo!
Godt nytår
Felicxan novan jaron
Ein gutes neues Jahr
Kali chronia / kali xronia
Godt nytt år
Feliz ano novo
Gott nytt år äs guets Nöis
F.Bearzi
Messaggio inviato il 23/12/2018 alle ore 22:22:11Tanti auguri di Buon Santo Natale a tutti Maurizio Daniela e Alessia
Utente anonimo
Messaggio inviato il 04/12/2018 alle ore 15:55:27Buee feste e bun Natale passite ben sti giurni.
Utente anonimo
Messaggio inviato il 05/10/2018 alle ore 16:52:17Appunti di viaggio in Uzbekistan
Arrivato in aereo a Khiva raggiungo Urgench con un taxi. Devo andare a Bukhara unico mezzo è la macchina. Questa volta sono solo non ho il solito interprete Franceschino . Ad Urgench capitai ad un incrocio dove alcune persone, che parlavano solo tagiko, uzbeko o russo, organizzavano taxi collettivi non autorizzati con destinazione Bukhara. Le automobili partivano solo se al completo, con un guidatore e 4 passeggeri stipati con tutti i bagagli. Essendo solo dovevo cercarmi dei compagni di viaggio. Non attesi molto: una inconsueta coppia austriaca mi chiese di fare il tragitto con loro e dividere il prezzo del taxi. Accettai volentieri e così per 30 dollari americani. Il viaggio, lungo i 460 chilometri di strada accidentata che corre al confine con il Turkmenistan in piena zona desertica, fu lungo e faticoso. Per fortuna con i miei compagni di viaggio parlammo di vari argomenti (cosa che non avrei potuto fare né con il taxista né col quinto passeggero che non conoscevano una parola di inglese). Così le quasi otto ore di viaggio trascorsero più velocemente.
Dopo circa 3 ore ci fermammo per una breve sosta in un lurido chiosco in mezzo al nulla per rifocillarci con un boccone di pane e una bibita fresca 8per modo di dire). Faceva molto caldo anche se inizio dell’autunno. Si viaggiava, con lo zaino sulle gambe e con i finestrini semi aperti, respirando la polvere e la sabbia che si levavano dalla strada, in molti punti completamente sterrata. Il guidatore teneva la musica techno-russa ad alto volume. Nonostante tutto ad un certo punto riuscii ad addormentarmi, forse per un’ora.
Verso metà pomeriggio raggiunsi Bukhara dove avrei soggiornato per due notti. Mi resi subito conto di quanto fosse differente dalla silenziosa e piccola Khiva. Bukhara è una città molto turistica, piena di alberghi, bazar e negozi di tappeti, con un centro storico immenso formato da decine e decine di edifici storici perfettamente (e forse troppo) restaurati.Un giorno di duro lavoro e alla sera cenai nel ristorante in piazza Lyabi-Hauz, degustando zuppe e spiedini di carne e bevendo la solita birra tiepida.
Tornai in albergo esausto. Il giorno dopo dovevo raggiungere Samarcanda con un taxi collettivo: ormai però sapevo come funzionava la faccenda. Era sufficiente recarsi alla stazione dei bus a nord della città ed aspettare che i tassisti organizzassero le varie autovetture a seconda delle destinazioni dei passeggeri. In pratica si sarebbe trattato solo di aspettare, ed io non avevo alcuna fretta.
Poi il viaggio di ritorno, non lamentiamoci della nostra terra.
Giovannino Bearzi
Messaggio inviato il 05/09/2018 alle ore 14:31:17Vi aspettiamo al Bar Vatican venerdì 14 settembre 2018 alle ore 20,00, per una chiacchierata di avvio
“Costruiamo il futuro di Ampezzo”.
E. B.
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Arrivato in aereo a Khiva raggiungo Urgench con un taxi. Devo andare a Bukhara unico mezzo è la macchina. Questa volta sono solo non ho il solito interprete Franceschino . Ad Urgench capitai ad un incrocio dove alcune persone, che parlavano solo tagiko, uzbeko o russo, organizzavano taxi collettivi non autorizzati con destinazione Bukhara. Le automobili partivano solo se al completo, con un guidatore e 4 passeggeri stipati con tutti i bagagli. Essendo solo dovevo cercarmi dei compagni di viaggio. Non attesi molto: una inconsueta coppia austriaca mi chiese di fare il tragitto con loro e dividere il prezzo del taxi. Accettai volentieri e così per 30 dollari americani. Il viaggio, lungo i 460 chilometri di strada accidentata che corre al confine con il Turkmenistan in piena zona desertica, fu lungo e faticoso. Per fortuna con i miei compagni di viaggio parlammo di vari argomenti (cosa che non avrei potuto fare né con il taxista né col quinto passeggero che non conoscevano una parola di inglese). Così le quasi otto ore di viaggio trascorsero più velocemente.
Dopo circa 3 ore ci fermammo per una breve sosta in un lurido chiosco in mezzo al nulla per rifocillarci con un boccone di pane e una bibita fresca 8per modo di dire). Faceva molto caldo anche se inizio dell’autunno. Si viaggiava, con lo zaino sulle gambe e con i finestrini semi aperti, respirando la polvere e la sabbia che si levavano dalla strada, in molti punti completamente sterrata. Il guidatore teneva la musica techno-russa ad alto volume. Nonostante tutto ad un certo punto riuscii ad addormentarmi, forse per un’ora.
Verso metà pomeriggio raggiunsi Bukhara dove avrei soggiornato per due notti. Mi resi subito conto di quanto fosse differente dalla silenziosa e piccola Khiva. Bukhara è una città molto turistica, piena di alberghi, bazar e negozi di tappeti, con un centro storico immenso formato da decine e decine di edifici storici perfettamente (e forse troppo) restaurati.Un giorno di duro lavoro e alla sera cenai nel ristorante in piazza Lyabi-Hauz, degustando zuppe e spiedini di carne e bevendo la solita birra tiepida.
Tornai in albergo esausto. Il giorno dopo dovevo raggiungere Samarcanda con un taxi collettivo: ormai però sapevo come funzionava la faccenda. Era sufficiente recarsi alla stazione dei bus a nord della città ed aspettare che i tassisti organizzassero le varie autovetture a seconda delle destinazioni dei passeggeri. In pratica si sarebbe trattato solo di aspettare, ed io non avevo alcuna fretta.
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Giovannino Bearzi

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